Il pignoramento della pensione permette di trattenere una parte dell’assegno pensionistico del debitore, ma è regolamentata da normative che ne limitano l’applicazione per proteggere il minimo vitale del pensionato.
Questa procedura è uno strumento legale utilizzato dai creditori per recuperare i crediti non saldati.
La legislazione italiana impone che non sia possibile pignorare l’intero importo della pensione, al fine di assicurare al debitore un reddito minimo indispensabile per vivere in modo dignitoso.
Pertanto, solo una frazione dell’assegno pensionistico può essere soggetta a pignoramento. Questa protezione si applica anche agli stipendi, con la quota massima pignorabile generalmente fissata in 1/5 del reddito netto mensile.
Con il decreto Aiuti bis sono state introdotte modifiche importanti riguardanti l’importo non pignorabile delle pensioni. Attualmente, le somme dovute a titolo di pensione o indennità sostitutive non possono essere oggetto di pignoramento fino a un importo corrispondente al doppio della misura massima mensile dell’assegno sociale, garantendo comunque un minimo di 1.000 euro.
Alcune forme di sostegno economico sono escluse dal rischio di pignoramento. Le prestazioni assistenziali come la pensione di invalidità civile e l’indennità di accompagnamento sono protette da questa procedura esecutiva forzata.
Diversamente, la pensione di reversibilità può essere soggetta a tale azione da parte dei creditori.
Per calcolare la porzione della propria pensione suscettibile a pignoramento, è necessario sottrarre dall’importo totale ricevuto il valore doppio dell’assegno sociale aggiornato all’anno in corso; successivamente si applica il 20% sulla cifra residua.
L’intervento dell’autorità giudiziaria è fondamentale per disporre il pignoramento della pensione come forma di recupero creditizio.
Il processo può avvenire direttamente presso l’ente erogatore (come l’Inps) prima o dopo l’erogazione effettiva delle somme dovute al debitore.
Queste regolamentazioni dimostrano come il meccanismo del pignoramento sia uno strumento legittimo ma strettamente controllato per bilanciare le esigenze dei creditori con la tutela delle condizioni economiche minime dignitose dei debitori.
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