Creare un’area marina con l’utilizzo della bomba atomica: la folle idea che riguarda le ampie distese del deserto del Sahara fa venire i brividi.
Siamo abituati ad associare la zona del Sahara ad un luogo deserto, secco e terribilmente caldo. Tuttavia, la storia ci insegna che la Terra ha subìto diverse evoluzioni in termini di clima nell’ultimo milione di anni: studi recenti e scientificamente provati hanno confermato che in origine il Sahara risultava incredibilmente fertile, tanto da essere considerato un ambiente tropicale. Cosa ha causato dunque ad una tale modifica del territorio?
Nel corso dei millenni, l’inclinazione della Terra si è modificata – passando da 22 a 24,5 gradi – questo fattore ha contribuito all’innalzamento delle temperature con la conseguente eliminazione della vegetazione e l’evaporazione delle acque. Il Sahara diventa così – solo 100.000 anni fa – il più grande deserto a livello mondiale. Al momento dunque ci troviamo nel periodo più caldo per la zona, ma – sempre secondo l’analisi dei ricercatori – si potrebbe tornare ad un ambiente tropicale tra circa 15.000 anni, in base all’ulteriore modifica dell’inclinazione del nostro Pianeta. Questo particolare dettaglio ha alimentato la folle volontà di ricreare il mare prima del tempo, attraverso l’utilizzo della bomba atomica. Approfondiamo insieme tali teorie nel dettaglio.
Creare il mare con la bomba atomica: la folle idea riguarda il deserto del Sahara
L’invenzione della bomba atomica ha esposto la popolazione ad un rischio decisamente elevato, in quanto potenzialmente ci troviamo di fronte ad un vero e proprio strumento di omicidio di massa. Oltre alle manie dei diplomatici tuttavia, incontriamo anche le folli fantasie degli appassionati di scienza: parliamo dunque del tentativo di diversi ricercatori di ricreare il mare nel Sahara attraverso l’utilizzo di questo particolare ordigno. Tra i primi possiamo citare ad esempio l’ingegnere scozzese Donald McKenzie, il quale avrebbe voluto costruire un canale lungo 644 km partendo dal Marocco, in modo da condurre l’acqua nel bacino di El Djouf.
Più recente incontriamo poi il “progetto Plowshare”, iniziativa della Commissione per l’energia atomica degli Stati Uniti: l’obbiettivo si riassumeva nell’utilizzo degli ordigni della zona della Qattara, in modo da creare dei bacini volti a raggiungere l’acqua presente nel sottosuolo del territorio (sessanta metri sotto il livello del mare). Il progetto non vide una continuità e venne abbandonato nel 1977 in seguito al divieto ufficializzato dai vari trattati internazionali rispetto all’utilizzo dell’atomica.
Arriviamo infine al 2018: ci spostiamo nella Silicon Valley, dove la Y Combinator avrebbe suggerito di combattere il riscaldamento globale inondando l’area di Algodones Dune (California). La strategia si riassumeva nell’installazione di serbatoi volti allo sviluppo delle alghe, utilizzate come serbatoio di carbonio. Il folle piano prevedeva un investimento di 50 trilioni di dollari.