Soprattutto dopo la pandemia di Covid-19 si è spesso sentito parlare di “febbre da cabina”: vediamo di cosa si tratta esattamente.
Il nome viene dagli Stati Uniti e suona inconsueto, ma ci riguarda molto da vicino. La cabin fever, letteralmente “febbre da cabina”, è un malessere fisico simile alla febbre da tifo che colpisce i soggetti che rimangono a lungo chiusi e isolati in uno chalet a causa della neve d’inverno. Questo in senso stretto. Più in generale, il disturbo è associato all’essere rinchiusi in casa in un fine settimana piovoso o bloccati per un periodo più lungo per via di cause naturali esterne. Ma ora sappiamo che il fenomeno può effettivamente accadere ogni qual volta ci sentiamo isolati o disconnessi dal mondo esterno.
In altre parole, la cabin fever è una sindrome che le persone sperimentano quando restano confinate nelle loro case per lunghi periodi di tempo. Esattamente quel che è successo nei vari lockown durante le pandemie come il Covid-19. Riconoscere i sintomi e trovare un modo efficace per farvi fronte può aiutare a vivere meglio la situazione ed evitare conseguenze particolarmente deleterie.
La “febbre da cabina” e come evitarla
La cabin fever mette in moto una serie di emozioni negative e sensazioni angoscianti che colpiscono persone isolate o che si sentono tagliate fuori dal mondo. I sintomi che possono essere difficili da gestire senza adeguate tecniche di coping, cioè di capacità di reagire. Pur non essendo un disturbo psicologico riconosciuto, la cabin fever produce effetti reali e tangibili. L’angoscia – chi l’ha provata lo sa – può rendere molto difficile soddisfare le esigenze della vita quotidiana.
Oltre alla sensazione di annoiarsi o “bloccarsi” dentro casa, tipiche dell’isolamento, i sintomi della cabin fever possono includere irrequietezza, diminuzione della motivazione, irritabilità, perdita di speranza, difficoltà di concentrazione, sonno irregolare (sonnolenza o insonnia), difficoltà a svegliarsi, rallentamento fisico e mentale, perdita di fiducia nelle persone, mancanza di pazienza, tristezza o depressione. Va da sé che la personalità, il temperamento, la storia personale e la presenza di eventuali disagi psicologici precedenti sono determinanti rispetto all’incidenza del disturbo.
Come affrontare il disagio? In certi casi per superare il malessere basta trovare interessi o attività per distrarsi. Ma altri soggetti potrebbero avere grandi difficoltà a gestire la vita quotidiana per via del loro malessere interiore. In assenza di uno spazio aperto utilizzabile, potrebbe essere utile aprire le finestre, collocare una piccola mangiatoia per gli uccellini fuori dalla finestra per farli avvicinare, ordinare o acquistare fiori profumati e freschi e posizionarli dove è possibile vederli durante il giorno.
Ideale sarebbe coltivare erbe officinali o piccole piante su un davanzale, un balcone o un giardinetto, stabilire e rispettare una routine, magari con una parentesi dedicata all’attività fisica e mantenendo i contatti sociali attraverso la tecnologia che poggi abbiamo a disposizione. In condizioni di isolamento, la noia con tutti i suoi annessi e connessi può causare alterazione della fame e/o del sonno e disturbi della sfera sessuale, fino a problemi psichici ben più gravi.