Se ne è andato a neppure cinquant’anni uno dei campioni di mountain bike più apprezzati degli anni ’90, e uno sportivo vero anche nella vita: un lutto che ha lasciato tutti a bocca aperta.
Il dramma si è consumato ieri a Camerata Cornello, in provincia di Bergamo, verso le 13. Aveva deciso di approfittare del giorno di festa per una bella pedalata nei luoghi del cuore. Sua sorella lo aspettava per il pranzo di Pasqua, ma lui non è mai arrivato. È morto in una zona impervia mentre era in sella alla sua amata e inseparabile bicicletta. Potrebbe essere stato un malore a provocarne il decesso a soli 48 anni.
Si è spento così Dario Acquaroli, ex campione di mountain bike originario di San Giovanni Bianco e residente a San Pellegrino Terme, sempre nella Bergamasca. Una notizia che ha lasciato sbigottiti increduli i suoi tanti amici e gli affezionati fan, oltre naturalmente ai familiari. Uomo simbolo del MTB in Italia per almeno un decennio, due volte campione del mondo di specialità, nel 1993 da juniores e nel 1996 da U23, Dario Acquaroli aveva alle spalle una carriera costellata di successi e soddisfazioni. Ed era uno sportivo vero anche nella vita.
Dario Acquaroli era nato il 10 marzo 1975 a San Giovanni Bianco, in provincia di Bergamo. Aveva firmato il primo contratto da professionista all’età di 16 anni con il team Bianchi, e corso 19 mondiali con la Nazionale Italiana tra cross-country e marathon, vincendo 2 titoli europei (1992, 1993) e 2 titoli mondiali. Campione italiano per ben cinque volte (1992, 1993, 1996, 2000, 2005) e con diverse squadre: Team Bianchi, Full-Dynamix e Sintesi Larm. Collare d’Oro al Merito Sportivo dal CONI. Nel 2008 il ritiro dall’attività ad alto livello, restando però nel mondo dello sport con importanti incarichi in Vittoria e negli ultimi anni come Marketing Manager in Merida.
La bici ha accompagnato Dario Acquaroli per tutta la vita, fino all’ultimo: è morto mentre stava pedalando da solo, come faceva spesso. Pare che sia stato ritrovato a terra in un tratto abbastanza facile: di qui l’ipotesi di un malore piuttosto che una caduta. Commosso il ricordo, tra gli altri, del presidente della Commissione Fuoristrada Massimo Ghirotto, che l’ha avuto come corridore in Bianchi, e dei tanti che l’hanno conosciuto e seguito in quegli anni, apprezzandolo per le sue doti sportive e umane. Tra i tanti messaggi apparsi in questo ore sui social, anche il presidente Cordiano Dagnoni, a nome di tutto il Consiglio federale, della Federazione e del mondo del ciclismo ha espresso il più profondo cordoglio per la tragica prematura scomparsa.
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