Ecco perché, anche se per la Procura italiana Liliana Resinovich si è tolta la vita, Roberta Bruzzone non crede che sia andata così.
L’esperta di omicidi, criminologa e conduttrice ha spiegato perché non ritiene valida la pista del suicidio per la donna di Trieste scomparsa nel dicembre 2021.
Il delitto di Liliana Resinovich secondo la Bruzzone non può essere un semplice suicidio e non può aver fatto tutto da sola: troppi dettagli importanti non tornano.
Senza dubbio ricorderete il caso di Liliana Resinovich, la donna scomparsa misteriosamente dalla sua abitazione a metà dicembre del 2021 e ritrovata venti giorni dopo, e più precisamente il 5 gennaio 2022, senza vita nel cortile antistante all’ospedale psichiatrico di Trieste. Di recente la procura di Trieste ha chiesto l’archiviazione del caso perché i magistrati ritengono con certezza che si sia tolta la vita. Eppure i suoi familiari non sono convinti del risultato delle indagini, e si sono opposti all’archiviazione della donna. Non sono i soli però ad aver avuto da ridire.
Stando infatti alla tesi dell’esperta di criminologia Roberta Bruzzone qualcosa non torna. L’esperta di omicidi ritiene che ci sia qualcuno che continua a custodire un grande segreto, e dopo 14 mesi di indagini serrate i magistrati hanno ritenuto che l’unica responsabile della morte di Liliana sia la donna stessa perché la pista che appare più plausibile è quella del suicidio. Scopriamo perché la Bruzzone non la pensa allo stesso modo.
Secondo Roberta Bruzzone la logica investigativa e la prova scientifica non un collimano e portano a credere che Liliana Resinovich sia morta già il 14 dicembre 2021. Già alcuni mesi fa la criminologa aveva affermato: “Non credo sia utile riesumare la salma, ma il caso va approfondito. Il marito si è contradetto spesso, c’è l’imbarazzo della scelta, ha detto tutto il contrario di tutto, principalmente sulla qualità della relazione con la moglie”.
Quando ha visto le foto scattate al corpo di Liliana durante il sopralluogo tecnico sulla scena del crimine Roberta Bruzzone ha ritenuto valida l’ipotesi del medico legale secondo cui non può essere morta più tardi del 2 Gennaio 2022. Gli indumenti erano ancora in ottimo stato e il secondo la Bruzzone lei non ha subito violenza perché non sono rimasti sul suo corpo segni di costrizione, quindi non è stata bloccata in un luogo con la forza. Per altro Liliana Resinovich si è cambiata, lavata e si è nutrita regolarmente, dunque non è rimasta per strada tanti giorni.
Questo vuol dire che non è rimasta da sola, e magari qualcuno l’ha aiutata nel suo intento suicida e ha messo in atto la sua sua volontà, le sue intenzioni di togliersi la vita, ma di certo secondo la criminologa, il corpo non può essere rimasto 21 giorni nel boschetto in cui è stato rinvenuto, quindi, a quanto pare, la causa della morte può essere ricondotta al soffocamento con i sacchetti di plastica ritrovati sul posto, e non c’è colluttazione. Anche se per la procura italiana Liliana Resinovich ha fatto tutto da sola, ad oggi Roberta Bruzzone continua a non credere che possa essere andata davvero così.
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