Quante tazzine di caffè si possono assumere nell’arco della giornata? Finalmente la scienza risponde alle nostre domande.
In pochi riescono a resistere all’inconfondibile aroma del caffè: si tratta infatti di una bevanda che non solo avvolge il nostro palato, ma funge anche da veicolo sociale. I momenti condivisi al bar in compagnia di amici e colleghi, la colazione accarezzati dall’atmosfera famigliare e così via – il caffè rappresenta una costante, un vero e proprio must have della nostra quotidianità. Proprio per questo motivo, negli ultimi anni i ricercatori hanno studiato approfonditamente gli effetti a lungo termine delle sue componenti sul nostro corpo. I risultati hanno fornito argomentazioni per un lungo dibattito.
Siamo tutti d’accordo che la caffeina non sia dannosa per l’organismo, ma quante tazzine di caffè si possono assumere al giorno? Proprio su questo possiamo accingere ad opinioni differenti: alcuni sostengono di non superare la dose di tre espressi giornalieri, altri invece spiegano che si può arrivare addirittura a cinque tazzine ogni 24 ore. E’ importante dunque chiarire la posizione degli esperti in merito: sembra infatti che i benefici della bevanda superino di gran lunga eventuali controindicazioni. Vediamo insieme tutti i dettagli.
Quante tazzine di caffè si possono consumare nell’arco della giornata? La risposta degli esperti
Partiamo subito da un presupposto fondamentale: il caffè non fa male, anzi – essendo ricco di antiossidanti – è potenzialmente capace di prevenire l’insorgenza di diversi tumori, malattie croniche e soprattutto patologie legate al sistema cognitivo. Parliamo infatti di una bevanda che funge da stimolatore del sistema nervoso centrale; contrasta dunque l’affaticamento, favorendo al contempo i tempi di reazione e soprattutto la condizione di vigilanza. Si tratta dell’alleato perfetto per tutti coloro che si occupano di lavori particolarmente monotoni (impiegati d’ufficio, ma anche piloti, autisti, operai e simili), in quanto permette al cervello di ricevere un ulteriore input rispetto al proprio impiego.
Sfatiamo inoltre il mito secondo cui i soggetti ipertesi non possano assumere caffeina. Secondo quanto riportato sul sito ufficiale della Fondazione Veronesi infatti, il consumo frequente porta il corpo a sviluppare una forma di tolleranza rispetto alla caffeina, tanto da contemplare una regolazione effettiva della pressione sanguigna. Ovviamente, questo aspetto va modulato sulla base delle condizioni fisiche del paziente: dovete dunque ridimensionare la dose laddove avvertiate tachicardia e agitazione in seguito all’assunzione. Quando dunque il caffè diventa un nemico?
In primo luogo, la bevanda andrebbe quasi totalmente eliminata per le donne in fase di gravidanza ed allattamento: la caffeina viene assorbita dalla placenta e successivamente dal feto, il bambino in fase di sviluppo non ha completa capacità di metabolizzazione e di conseguenza può aumentare il rischio di aborto oppure parto precoce. Infine, è altamente sconsigliato in caso di assunzione di antidepressivi, broncodilatatori, antibiotici chinolonici e antipertensivi – in quanto potrebbero ostacolare lo smaltimento della composizione, sfavorendo il corretto funzionamento del metabolismo. La dose consigliata dunque si aggira intorno alle 4/5 tazzine al giorno per un soggetto sano, quantità che va diminuita in caso di condizioni particolari.