In queste ore rimbalza da un sito all’altro la notizia di Platinette in ospedale per un ictus ischemico. Vediamo insieme di cosa si tratta.
L’ictus ischemico che ha colpito martedì scorso Platinette, e di cui si è appreso nelle scorse ore, è un evento purtroppo molto frequente. Consiste nella morte di una parte del tessuto cerebrale (infarto cerebrale) dovuta a un insufficiente apporto di sangue e ossigeno al cervello in seguito al blocco di un’arteria. Le conseguenze possono essere più o meno gravi a seconda dell’entità della lesione, della tempistica dei soccorsi e dello stato di salute generale del paziente.
L’ictus ischemico si manifesta solitamente quando un’arteria che va al cervello è bloccata da un coagulo di sangue e/o da un deposito di grasso dovuto all’aterosclerosi. I sintomi si presentano all’improvviso e comprendono debolezza muscolare, immobilità, sensazione anomala o assente su un lato del corpo, difficoltà a parlare. E ancora: stato confusionale, problemi di vista, senso di vertigini, perdita di equilibrio e di coordinazione.
L’ictus ischemico dalla A alla Z
Nel caso dell’ictus ischemico la diagnosi si basa generalmente sui sintomi e sui risultati di un esame obiettivo e degli esami di diagnostica per immagini del cervello (tomografia computerizzata e risonanza magnetica e del sangue. Il trattamento comprende di solito farmaci per rompere i coaguli di sangue o per rendere il sangue più fluido, nonché procedure per rimuovere fisicamente tali coaguli, seguite da riabilitazione.
La prevenzione piò fare la differenza. Il controllo dei fattori di rischio, l’assunzione di farmaci per evitare i coaguli di sangue, l’intervento chirurgico o l’angioplastica per aprire le arterie bloccate possono scongiurare eventi irreversibili. Circa un terzo dei pazienti recupera quasi tutte le funzioni normali dopo un ictus ischemico.
I principali fattori di rischio modificabili dell’ictus ischemico sono la fibrillazione atriale, il restringimento (stenosi) di un’arteria carotide nel collo, elevati livelli di colesterolo, coronaropatia, ipertensione arteriosa, diabete, insulino-resistenza nel diabete di tipo 2, fumo, obesità, consumo eccessivo di alcolici, carenza di attività fisica, dieta non sana, depressione o altri stress mentali, cardiopatie che aumentano il rischio di formazione di coaguli ematici nel cuore, endocardite infettiva, uso di cocaina o anfetamine, infiammazione dei vasi sanguigni, coagulopatie che causano una coagulazione eccessiva, uso di estrogeni, compresi i contraccettivi orali. Tra i fattori di rischio non modificabili, invece, l’avere già avuto un ictus, il sesso maschile, l’età avanzata e la parentela con soggetti che hanno avuto un ictus.