Esploriamo i meandri della lingua italiana, in particolare analizzando l’origine di un particolare proverbio utilizzato tutt’oggi. Si tratta infatti di espressioni che sentiamo frequentemente nel gergo comune, ma di cui si fatica spesso a tradurre il reale significato.
La lingua italiana prevede l’utilizzo di infinite forme dialettali, frasi ed espressioni fuori dal comune che ci consentono di esprimere chiaramente i nostri pensieri. In particolare, oggi faremo riferimento ad un proverbio molto antico.
Nella nostra lingua esistono moltissimi proverbi che vedono come protagonisti i gatti. Questi animali incredibilmente intelligenti vengono spesso utilizzati nel gergo comune per indicare comportamenti trasgressivi e ribelli. Sicuramente avrete sentito più di una volta il detto – “Quando il gatto non c’è il topo balla” – ma anche ad esempio – “Una gatta frettolosa partorisce gattini ciechi”. Nel primo caso, il proverbio si ricollega in primo luogo al mondo del lavoro, in riferimento al comportamento degli impiegati laddove manchi il datore di lavoro, ma può essere associato a diversi contesti quotidiani: il genitore non c’è, i figli organizzano una festa; manca la professoressa, gli studenti non fanno i compiti e così via.
Nel secondo caso invece, il detto vuole insegnarci ad eseguire anche le più semplici azioni quotidiane con calma e razionalità. Seguire un comportamento eccessivamente frenetico ci porta inevitabilmente a commettere degli errori, motivo per cui potremmo ricollegare il famoso detto – “Chi va piano, va sano e va lontano”. Detto questo, oggi entreremo nello specifico di un altro proverbio che vede come protagonisti i nostri piccoli amici a quattro zampe. Analizziamo insieme la sua origine e il suo vero significato: “Tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino”.
Facciamo un salto indietro nel tempo, in particolare nell’Italia rurale e contadina. All’epoca, moltissimi cittadini sceglievano di vivere in campagna, piuttosto che spostarsi in una realtà urbana. Le ville e le abitazioni erano circondate dai campi ed era quindi possibile che diversi gatti randagi considerassero tale luoghi come proprio territorio. E’ risaputo che questi dolci animali celino un animo particolarmente trasgressivo, coraggioso e poco avvezzo alle regole – motivo per cui non dovrebbe sconvolgerci il fatto che i gatti entrassero delle abitazioni, attirati dall’odore del cibo. Da questo possiamo comprendere il significato della prima parte del proverbio: ““Tanto va la gatta al lardo”.
L’espressione completa è “Tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino” – a cosa si riferisce quindi la seconda parte? In sostanza, nel momento in cui la gatta tenta di rubare il lardo, rischia di incontrare la massaia o il contadino. Il finale della storia possiamo immaginarlo, soprattutto se pensiamo ad un uomo con in mano un coltello o qualsiasi arma possibile. Per questo motivo, la gatta rischia di lasciarci lo zampino sul lardo tanto desiderato.
Il proverbio analizzato si ricollega ad un unico significato: non bisogna mai lasciarsi influenzare da istinti e desideri reconditi, in quanto potrebbero portare conseguenze decisamente gravi. In tal caso, il detto viene associato alla gola, uno dei vizi citati dallo stesso Dante Alighieri, ma può essere comunque collegato a qualsiasi vizio e tentazione.
Sostanzialmente, nella vita di tutti i giorni, dobbiamo fare attenzione a non lasciarci inebriare dal profumo del lardo, se non vogliamo perdere inesorabilmente il nostro zampino.
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