Molti di noi appena svegli compiono un gesto diventato ormai abitudinario, controllare il proprio cellulare. Sembra un gesto innocuo, eppure può causare delle problematiche. Avete mai sentito parlare di Fomo? Ecco di cosa si tratta e come si riconosce
Di prima mattina il cervello viene riempito di informazioni, a volte anche banali, attraverso cui si ha un rapido passaggio da una fase notturna a quella servile diurna. Non tutti sanno che in questo modo il cervello ne può risentire ampiamente, e ne consegue ansia e tecnostress.
Ciò è stato spiegato dal professore nonché neurologo dell’Istituto Scientifico San Raffaele di Roma, Piero Barbanti. L’esperto spiega anche che l’uso smodato del telefonino può portare a disturbi differenti, avendo effetti maligni sul cervello.
La patologia di cui soffre Victoria dei Maneskin
Al riguardo, sono stati raccolti dei dati da Deloitte, secondo cui questo problema è diffuso più di quanto ci potessimo immaginare. Sono tanti gli utenti in tutto il mondo che subito dopo il risveglio, come prima cosa, controllano il proprio smartphone. C’è anche chi arriva a controllare questo dispositivo per 50 volte al giorno.
Barbanti ha spiegato che “la dipendenza dagli smartphone è un fenomeno che riguarda tutti, e ad essere colpiti sono perlopiù gli adulti. I dati ci parlano di una crescita dei disturbi legati alla tecnologia. La sensazione che si trova dietro la dipendenza dell’utente è quella di essere tagliato fuori da qualcosa o trovarsi in una situazione di pericolo e non accorgersene, e questa è una follia , la vita va avanti anche senza di noi”.
Questa paura radicata in tante persone, come anche in Victoria dei Maneskin, è denominata Fomo (fear of missing out). Si tratta di una forma di ansia sociale, che genera nelle persone la paura di essere esclusi da tutto ciò che mi circonda. Si tratta però di un’idea sbagliata, anche se caratterizzata dalla voglia di essere sempre connessi. Quest’ansia sociale è molto diffusa soprattutto perché ci sono tante persone che hanno paura di essere in pericolo e non riuscire ad avvertire in tempo qualcuno.
Il professor Barbanti, dopo aver spiegato a lungo in che consiste la FOMO, ha deciso di lanciare una sfida a tutti: “La sfida è provare a stare una mezza giornata senza WiFi. Le sensazioni iniziali sarebbero quelle di smarrimento, mancanza, nervosismo, fatica, ma durerebbero pochissimo.”