Cosa bisogna sapere prima di andare in pensione in questo 2023?
Il 2023 si è aperto con moltissime novità sul campo fiscale. La legge di bilancio ha studiato una riforma sulle pensioni introducendo Quota 103 la quale prenderà il posto di Quota 102. Prorogata anche Ape sociale ed Opzione donna.
Anche per questo 2023 i canali di uscita dal mondo del lavoro risultano essere ancora saldi. Da un lato infatti troviamo la pensione di vecchiaia la quale può essere raggiunta dopo aver compiuto 67 anni di età e 20 anni di contributi. Dall’altro invece troviamo l’opzione dell’anticipo secondo la quale sarà possibile andare in pensione dopo aver accumulato 42 anni e 10 mesi di contributi senza tener conto dell’età anagrafica. Ma quali sono le altre novità inserite nella nuova legge di bilancio?
Durante il 2022, attraverso Quota 102 era possibile andare in pensione dopo aver maturato 38 anni di contributi e raggiunti 64 anni di età. Un filone che va avanti temporaneamente soltanto per altri 365 giorni con Quota 103 la quale dà la possibilità di andare in pensione dopo aver compiuto 62 anni di età e racimolato 41 anni di contributi.
Inserire nella legge delle pensioni anche una quota 41 secca sarebbe potuto essere fin troppo oneroso. L’obiettivo però è quello che, alla fine della legislatura, si possa permettere il pensionamento dopo aver ottenuto 41 anni di contributi senza nessun limite anagrafico. Si tratta di una condizione già utilizzata per i lavoratori precoci, ossia coloro che hanno un anno di contributi effettivi prima di aver compiuto 19 anni.
Nel 2023 resta attivo anche opzione donna. Durante lo scorso anno questa misura ha dato la possibilità di ottenere il pensionamento attraverso un ricalcolo contributivo a tutte quelle lavoratrici che avevano compiuto 58 anni di età e racimolato 35 anni di contributi.
Con il 2023 la soglia anagrafica sale a 60 anni mentre restano invariati gli anni di contributi. Un dato che diminuisce 59 anni nel caso in cui si ha un figlio e a 58 anni se in famiglia ce ne sono due. La grande novità sta nel fatto che opzione donna può essere utilizzata dalle donne caregiver che sono invalide al 74% oppure che sono state licenziate o che erano dipendenti in aziende che vivono un periodo di crisi.
Il governo però si è dovuto caricare sulle spalle un grandissimo problema, ossia la mancanza di risorse. Ed è per questo motivo che si è stati costretti a delimitare molto la platea. Infatti i fondi stanziati sono circa 20 milioni e le persone che potranno beneficiarne saranno più o meno 3000. Inoltre l’assegno sarà anche ricalcolato in base al sistema contributivo.
Cos’è accaduto invece all’Ape sociale? Lo strumento conosciuto come anticipo pensionistico sociale, introdotto nel mese di maggio 2017, potrà ancora oggi essere utilizzato ma soltanto per determinate categorie di lavori particolarmente in difficoltà. Stiamo facendo riferimento a disoccupati di lungo corso insieme agli invalidi civili e a care giver. Questo dà la possibilità di ottenere un’indennità dopo aver compiuto 63 anni e ottenuto 30 anni di contributi. Se invece si parla di lavoratori gravosi, l’Ape continuerà ad essere in vigore a 63 anni di età e dopo aver versato 36 anni di contributi.
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