L’inflazione porterà un significativo aumento del valore dell’assegno pensionistico, in modo da adeguarlo alle attuali condizioni di costo della vita. Tuttavia, questo processo non riguarderà tutti: alcuni pensionati infatti potrebbero rimetterci più che guadagnarci.
La Legge di Bilancio 2023 prevede un aumento consistente dell’assegno pensionistico, prodotto ovviamente dalle attuali condizione di inflazione nazionale: parliamo di una percentuale pari all’11%.
Ogni anno, gli esperti eseguono il cosiddetto processo di perequazione sulle cifre pensionistiche e sugli stipendi dei dipendenti pubblici – in modo da adeguare gli assegni al costo della vita corrispondente all’anno corrente. La crisi energetica ha causato un rincaro generale dei prezzi, fattore che ha incluso non solo l’utilizzo del carburante, ma anche il costo delle varie fonti di energia, con conseguente difficoltà rispetto alle fasi di produzione. I vecchi assegni non sono adeguati rispetto alla crisi economica attuale, pertanto il Governo deve adeguare l’assegno di mantenimento al costo della vita. Secondo la Costituzione Italiana infatti, lo Stato deve garantire il benessere dei cittadini. Tuttavia, non tutti i cittadini beneficiari potrebbero effettivamente godere del processo di perequazione: gli assegni più consistenti potrebbero subire addirittura una perdita, più che un guadagno. Approfondiamo insieme l’argomento.
Aumento delle pensioni secondo la Legge di Bilancio 2023
In base all’inflazione vigente, le pensioni dovrebbero godere di un aumento del 7,3% sulla cifra originale. Tuttavia, tale percentuale (che potrebbe raggiungere l’8,7% nel corso dell’anno 2023) è riservata esclusivamente alle pensioni minime concesse dallo Stato. Di conseguenza, solo i cittadini beneficiari di un assegno inferiore ai 2.100 euro potranno effettivamente godere della manovra prevista dalla Legge di Bilancio e dalla perequazione associata. Questo perché il Governo ha ritenuto che lo Stato dovesse concentrarsi sui cittadini in gravi condizioni economiche, piuttosto che favorire nuclei famigliari benestanti. Purtroppo però, sempre secondo la perequazione, dato l’aumento evidente del costo della vita – i cittadini beneficiari di una pensione superiore all’assegno minimo, perderanno percentuali consistenti di denaro nell’anno 2023.
Secondo le stime recenti, saranno 6 le fasce pensionistiche a rischio: riguardano i cittadini beneficiari di una pensione superiore ai 2.100 euro, fino ad un massimo di 5.250 euro al mese. A questo proposito, vediamo insieme nello specifico a quanto ammonta la perdita relativa all’anno 2023. E’ bene ricordare che il Governo ha proposto di eseguire una perequazione trimestrale, di conseguenza le percentuali citate potrebbero diventare ancora più consistenti.
Pensioni in aumento? Non per tutti
I cittadini beneficiari di una pensione superiore ai 2.100 euro, subiranno una perdita più che un guadagno – manovra che tra l’altro riguarda più di 3 milioni di persone su tutto il territorio nazionale. Vediamo in termini pratici di denaro a quanto ammonta precisamente la perdita nata dal processo di perequazione.
- Pensioni tra 2.100 e 2.626 euro, perdita corrispondente al 20% in meno (-18 euro al mese);
- Pensioni tra 2.626 e 3.150 euro, perdita corrispondente al 45%;
- Pensioni tra 3.150 e 4.200 euro, perdita corrispondente al 50%;
- Pensioni tra 4.200 e 5.250 euro, perdita corrispondente al 65%.
Le percentuali rappresentate mostrano una vera e propria anomalia nell’attuale sistema di perequazione, considerando che con il vecchio sistema, l’ultima fascia citata subiva una perdita pari al 25%.