Pensioni, arriva l’ultima decisione ma sarà quella definitiva? Si susseguono i dettagli trapelati sulla nuova manovra economica.
Ore davvero frenetiche queste per il governo Meloni, che ormai da settimane si trova impegnato nella costruzione della manovra economica per il 2023, che sarà fondamentale per il nostro paese; tantissimi sono i punti caldi, dal Reddito di Cittadinanza al caro energia passando ovviamente per il tema pensioni, sempre centrale nei vari dibattiti politici e non solo.
In attesa della votazione e approvazione parlamentare, sono già emersi diverse riforme e novità proprio per le pensioni, anche direttamente dagli esponenti del governo; ecco cosa potrebbe attendere i pensionati a partire dal prossimo anno, il 2023, che è ormai prossimo ad arrivare.
Cosa succede alle pensioni
Dal prossimo anno, a prescindere dalle manovre del governo, le pensioni subiranno una nuova rivalutazione a seguito dell’aumento del costo della vita in relazione al tasso di inflazione calcolato dall’Istat; mentre in tanti aspettano di capire quando il governo formulerà una nuova legge per il sistema pensionistico, pare che per alcuni pensionati questo 2023 porterà davvero delle buone notizie, considerando come molti assegni dovrebbero aumentare in maniera importante proprio grazie alla rivalutazione, nonché alla decisione dell’esecutivo di andare incontro alle fasce di reddito più basso, che saranno quindi agevolate anche nel ricalcolo. Mancando ancora l’ufficialità, le cose potrebbero cambiare, ma al momento la strada presa dalla manovra economica sembra essere chiara ed andare incontro agli anziani maggiormente in difficoltà.
La nuova strada intrapresa dal governo
Le notizie sulla manovra economica in questi giorni si susseguono senza sosta, con la commissione Bilancio all’opera continuamente per chiudere la Legge di Bilancio entro la fine dell’anno. Stando a quanto emerso da recente rumors (come riportato anche da Il Sole 24 Ore) il governo, basandosi sul nuovo sistema a sei fasce proprio introdotto per questo 2023, ha deciso di favorire ulteriormente le pensioni più basse e le persone più anziane; pare sia infatti arrivata la conferma della rivalutazione del 100% all’inflazione per gli assegni fino a 4 volte il minimo (dunque 2.100 euro lordi mensili), la fascia considerata più bassa in questo sistema. Nella seconda invece, per gli assegni fino a 5 volte il minimo (2.626 euro lordi al mese) la percentuale di rivalutazione passa dall’80% all’85%, con un aumento significativo del 5%.
Un aiuto concreto agli assegni più bassi dei pensionati, anche in relazione all’aumento a 600 euro per le pensioni minime degli over 75 solamente per tutto il prossimo anno; le fasce più alte invece vedranno ridotta la percentuale di rivalutazione di qualche punto percentuale, con una perdita tra i 4 e gli 11 euro mensili. Per quanto riguarda invece chi ha intenzione di andare in pensione il prossimo anno potrà farlo con 41 anni di contributi e 62 anni di età, sfruttando dunque Quota 103; pare sia previsto anche un incentivo per chi resta a lavoro (il bonus Maroni) ed anche cambiamenti per Opzione donna, mentre è confermata Ape sociale per i lavori usuranti. La situazione resta comunque in costante aggiornamento, in attesa dell’approvazione definitiva.