Pensioni 2023 previsti fortissimi tagli per tutti dalle ultime notizie: la situazione sembra non promettere bene per i pensionati.
Sono milioni i pensionati che attendono con ansia di capire quale sarà il destino delle loro pensioni a partire dal prossimo anno, con le manovre economiche attualmente al centro dei dibattiti e delle votazioni parlamentari; alcuni dettagli, come diversi aiuti alle famiglie e modifiche al Reddito di Cittadinanza, sembrano essere già trapelate, ma quello delle pensioni è un noto parecchio delicato che si prende gran parte delle attenzioni.
Come già trapelato in precedenza, col nuovo tasso d’inflazione a partire dal 2023 ci sarà un ricalcolo degli assegni pensionistici, con aumenti previsti specialmente per le pensioni più basse; in concomitanza però, stando alle ulteriori notizie trapelate in merito, potrebbero arrivare altri tagli pronti a colpire gli assegni di tantissimi pensionati.
Il ricalcolo delle pensioni
Non è la prima volta che una manovra economica interviene con tagli su pensioni, ma per questa volta entrano in gioco fattori più che determinati, capaci di rendere i tagli ancora più incisivi rispetto al passato; come sottolinea Il Sole 24 Ore infatti, il prossimo tasso di inflazione sarà tra i più preoccupanti degli ultimi quarant’anni, così come importante è l’entità della stretta progressiva. Saranno diversi i pensionati che verranno colpiti, in particolar modo tutti quelli che ricevono una cifra superiore a quattro volte il minimo, vale a dire almeno 2.101,52 euro lordi al mese; il calcolo dei tributi da pagare, da questa cifra, cresce con l’importo della pensione.
Le fasce e i tagli per il prossimo 2023
Stando agli ultimi dati riportati dai censimenti dell’Inps (sempre come sottolinea Il Sole 24 Ore) a subire tagli importanti saranno circa tre milioni di pensionati, ovvero quindi praticamente un pensionato su cinque, un numero più corposo rispetto ai beneficiati dalle nuove norme. La rinuncia a parte dell’aumento previsto dal ricalcolo avverrà sulla base di sei nuove fasce istituite; fino al momento le fasce sono state tre, dunque per le fasce di assegni pi+ bassi il “sacrificio” appare piuttosto limitato. Ad esempio, con 2.500 euro lordi si deve rinunciare a circa 18 euro di aumento, una cifra non troppo rilevante; il distacco con l’attuale sistema si nota invece via via salendo di fascia in fascia, diventando per gli assegni più alti piuttosto rilevante.
Il nuovo sistema pare preveda un bonus per le pensioni minime che diminuirà però, come detto, salendo di fascia; fino a 2.100 euro ci sarà una rivalutazione del 100%, mentre fino a 2.625 la quota scenderà all’80% e poi ancora al 55% tra i trattamenti tra i 2.626 e i 3.150 euro. Fino a 4.200 troviamo una percentuale del 50%, del 40% fino a 5.250 e poi 35% per l’ultima fascia, oltre 5.250 euro (come già riportato in precedenza da diverse fonti). L’effetto di questi tagli agirà nel 2023 e nel 2024, anche se l’effetto, secondo gli esperti, potrebbe cumularsi nel tempo considerando come anche le indicizzazioni del futuro saranno applicate a importi ridotti da quelli previsti nei prossimi due anni.