Lavoro, sono 100 mila i posti a rischio: il mondo del lavoro in forte crisi, ecco cosa sta succedendo e i dettagli trapelati.
La pandemia scatenata dal Covid-19 ha senza dubbio rafforzato la crisi del lavoro, sempre più accentuata in questi ultimi anni; per la pandemia sono tantissime le attività che hanno chiuso non riuscendo a spuntarla tra quarantena e restrizioni e dunque mancanza di clienti, con tanti lavoratori che hanno perso il posto di lavoro.
Nonostante gli aiuti messi in campo dagli esecutivi che si sono trovati ad affrontare un periodo così complicato e sotto determinati aspetti davvero inedito per la nostra epoca, ancora oggi la crisi lavorativa si fa sentire; secondo un ultimo rapporto, sarebbero 100mila i posti di lavoro a rischio, con il focus su una forte crisi che sta di nuovo attraversando tutto il mondo del lavoro.
Le imprese italiane del settore commercio sono in grande difficoltà e questo, dopo mesi di pandemia, pare non essere una novità; ciò che non incoraggia però sono le prospettive presentate da Confesercenti durante una recente assemblea, che segnalano un altro anno, il 2023, che potrebbe essere caratterizzato da una forte crisi. Come riportato dal sito money.it, l’associazione di categoria (in un resoconto diramato per la stampa) ha sottolineato e riflettuto sulla situazione economica che stiamo vivendo, con i redditi delle famiglie che sono destinati a diminuire per gli effetti della pandemia e dell’inflazione e così, inversamente proporzionale anche al generale aumento del costo della vita, anche il potere d’acquisto è destinato drasticamente a calare, pesando sui consumi e dunque sul settore commerciale.
Con le famiglie che hanno un reddito più basso e i costi di vita sempre più alti, è conseguente una riduzione delle spese dei cittadini verso le attività commerciali; secondo le previsioni, ci sarà una riduzione della spesa in consumi di circa 17 miliardi, un capitale non indifferente che non può che aumentare la difficoltà delle imprese del settore commercio, già messe a dura prova in questi ultimi anni. Stando ai dati (sempre riportati dalla fonte) solamente circa metà aziende (il 46%) raggiunge i cinque anni di attività, mentre le altre sono destinate a chiudere pochi anni dopo aver aperto. Numeri che non fanno per nulla sorridere non soltanto tutti quei piccoli imprenditori che decidono coraggiosamente e con molti sforzi di aprire delle attività sul campo, ma anche il paese in generale; a risentirne, inevitabilmente, l’economia nazionale.
Ad aggravare ancora di più la situazione precaria delle imprese nel settore del commercio anche la spietata concorrenza e sempre più maggior diffusione dell’eCommerce, che specialmente durante la pandemia ha preso letteralmente il volo; inevitabilmente, l’emergere di grandi piattaforme online tanti piccoli esercizi a perdere notevolmente clienti e, secondo le previsioni, 60mila unità tra il 2022 ed il 2027 potrebbero chiudere, portando di conseguenza ad una perdita di circa 100mila posti di lavoro perduti. Le previsioni non sono rosee e, visti i numeri, la situazione del prossimo futuro è qualcosa su cui l’attuale governo dovrà ragionare.
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