Bruno Vespa, avete mai visto dove abita il noto giornalista? Dalla sua casa il panorama più bello della Capitale
“Questa non è una casa con terrazza, ma una terrazza con casa. Sono l’italiano tipico: viverci in affitto e non saperla mia, mi provoca un grande disagio”. Così Bruno Vespa, storico volto di Rai 1, parla della sua casa a La Repubblica.
Vespa, nato a L’Aquila nel 1944, da anni conduce il programma che va in onda in seconda serata “Porta a Porta” dove, insieme ai suoi ospiti, crea dibattiti sui temi caldi del momento. Il conduttore, con la sua famiglia, viveva da anni in una casa sul lungotevere di 400 metri quadri a cui ha deciso di rinunciare quando è venuto a conoscenza del suo attuale appartamento dove è in affitto.
Vespa spiega che inizialmente la moglie magistrato, Giovanna Iannini, non era favorevole al cambio casa sia per le dimensioni ridotte dell’appartamento e sia perché era altissimo il costo dell’affitto. Ma, il conduttore, estasiato dalla bellezza del terrazzo e della visuale, ha preso la decisione e così sua moglie e suo figlio hanno acconsentito di seguirlo nella nuova dimora in cui si sono trasferiti nel 2006.
La cosa particolare è che oltre all’appartamento, Bruno Vespa ha affittato anche il piano sottostante per farne un uso libreria. 20 mila sono i volumi che il conduttore possiede e dichiara: “Spero di non traslocare mai più, ma se dovesse accadere, saprei a chi rivolgermi. Una sera, rientrando a casa, trovai gli scaffali vuoti: un colpo al cuore. Mia moglie disse che non ne poteva più di tutti quei libri e che li aveva dati via. Per fortuna ero su “Scherzi a parte”, complice anche mio figlio Federico. Alla fine misero i volumi esattamente al loro posto”.
Bruno Vespa e la scelta di “coprire” la televisione: “Non mi piace…”
Nella casa, si scorge anche un quadro afro che nasconde la televisione: “Non mi piace che la tv turbi l’armonia di una stanza. Ricordo la scommessa persa con mio padre: nel ’68 non credevo di superare il concorso Rai e così dissi che se fosse accaduto gli avrei regalato uno dei primi apparecchi a colori. Purtroppo non riuscii a comprarlo, perché mio padre morì nel ’75, un anno prima che fossero in commercio”.
Poi si lascia andare ad altre dichiarazioni personali: “Ho una buona memoria fotografica e in questo caos ritrovo tutto. Per me la scrittura è svago. Dormo sempre sette ore e la mattina mi metto al computer. A mezzogiorno ci sono le riunioni di Porta a porta, ma se riesco scrivo anche di pomeriggio. Quest’ultimo libro – La grande tempesta che attraversa un secolo di storia italiana e internazionale, edito da Mondadori e RaiLibri – l’ho scritto in sette mesi. Ed è il trentesimo lavoro di questa serie”.