Il patrimonio conservato da un cliente all’interno di un conto corrente va mantenuto costantemente ad un livello minimo, in quanto un conto in rosso contempla una serie di conseguenze più o meno gravi. Approfondiamo l’argomento nel dettaglio.
Ogni banca segue una personale politica di gestione dei clienti affiliati, tuttavia il possesso di un conto in rosso viene ad ogni modo considerato il più delle volte un problema per il cittadino in questione.
Negli ultimi anni, la problematica relativa alla presenza di diversi conti in rosso deriva principalmente dalla tendenza di usufruire dei servizi di pagamento automatico. Dall’abbonamento per l’utilizzo del telefono, all’iscrizione presso diverse piattaforme video, musica e prodotti cinematografici, rate per prodotti tecnologici, mutui e così via – ognuno di questi pagamenti generalmente avviene automaticamente, con l’unico intoppo di dover controllare periodicamente il proprio conto in modo da verificare di possedere la cifra giusta per provvedere ad ogni debito. Cosa succede nel momento in cui il conto risulta al minimo oppure in rosso? Inizialmente, potrebbe sembrare un problema di poco conto, soprattutto se si confida nel ricevere presto lo stipendio o introiti di qualunque tipo; tuttavia, nel momento in cui si supera una determinata soglia, la banca potrebbe segnalare il cliente in debito al Crif (Centrale Rischi di Intermediazione Finanziaria). Vediamo i dettagli del caso.
Conto corrente in rosso? Ecco cosa può succedere
Prima di tutto, nel corso delle prime settimane, qualsiasi azienda con cui abbiate un debito provvederà al blocco dei pagamenti automatici con conseguente interruzione del servizio. Se ad esempio possedete un account Neflix – e nel momento del pagamento mensile mancano i soldi richiesti – la società provvederà a bloccare il vostro account fino a pagamento concordato avvenuto come da contratto. Per questo motivo, nel momento in cui vi rendete conto di dover affrontare un periodo di restrizione economica, consigliamo di verificare il numero di pagamenti automatici, in modo da eliminare o annullare quelli non necessari. Ad ogni modo, facciamo ancora riferimento a conseguenze poco gravi; il tutto si complica allo scadere dei 90 giorni. Nel momento in cui un cliente affiliato X possiede meno di 100 euro su proprio conto corrente, per 90 giorni di seguito (circa tre mesi), la banca gode del diritto di segnalare X alla Centrale Rischi di intermediazione Finanziaria, la quale provvederà a procedere con le opportune verifiche. Il caso si complica nel momento in cui il debito del cliente supera i 500 euro.
Provvedimento del Crif: in cosa consiste?
Nel momento in cui il vostro conto supera la soglia dei 90 giorni – con meno di 100 euro sul conto e più di 500 euro di debito – il Crif vi segnalerà come cattivo pagatore. A quel punto, è necessario sanare il debito con le varie aziende e con la banca stessa – le cui tempistiche cambieranno in base alla tipologia del pagamento mancato.
Per le richieste di finanziamento ad esempio avrete massimo 90 giorni per sanare il debito; per una o due mensilità pagate in ritardo si richiedono 12 mesi; per i finanziamenti non rimborsati il Crif può stabilire massimo 36 mesi. Ad ogni modo, è consigliabile tenere sempre sotto controllo il proprio conto corrente, in modo da non sviluppare debiti con qualsiasi proprietà, azienda oppure con la banca stessa.