Il Premier Giorgia Meloni aveva promesso un aumento degli stipendi, associato ad un taglio drastico delle tasse. Stando a quanto emerso nelle ultime ore, sembra che il nuovo Governo abbia mantenuto le sue promesse ed obiettivi. Vediamo insieme i dettagli.
Uno dei principali dibattiti del nuovo Governo ha avuto come focus principale il problema del cuneo fiscale, disagio che coinvolge sia i datori di lavoro, sia ovviamente i vari dipendenti ed impiegati nelle aziende.
Quando parliamo di cuneo fiscale facciamo riferimento alla differenza tra lo stipendio lordo versato dal datore di lavoro e la busta paga netta ricevuta dal lavoratore. In una società utopica, il cuneo fiscale dovrebbe raggiungere un equilibrio tra quanto percepito dall’impiegato e quanto versato allo Stato in forma di contributo (tasse). In Italia, questo equilibrio rappresenta da diverso tempo una mera illusione: stando alle classifiche europee, il nostro Paese occupa il terzo posto come cuneo fiscale più elevato, con una cifra che supera il 45%. Questo significa che quasi la metà dello stipendio del lavoratore finisce nelle casse dello Stato Italiano. Tra le prime manovre del Governo Meloni pertanto, troviamo proprio un abbassamento del cuneo fiscale – parliamo ad ogni modo di una cifra minima che non verrà percepita più di tanto dal singolo lavoratore, ma che costerà oltre 4 miliardi di euro allo Stato Italiano. Vediamo insieme tutti i dettagli.
L’aumento degli stipendi e il tentativo di abbassamento del cuneo fiscale non riguarderà tutti i lavoratori, bensì esclusivamente i dipendenti con redditi annui fino a 35 mila euro lordi e 20 mila euro lordi. Per tutti quei cittadini che possiedono un reddito annuo più elevato di 35 mila euro, il cuneo fiscale rimarrà invariato. Parlando in percentuali, facciamo riferimento ad un 2% in meno nel primo caso e 3% in meno nel secondo caso. Facendo invece riferimento all’aumento dello stipendio in denaro – come esposto dal Sole 24 Ore – le cifre dovrebbero essere le seguenti:
Per tutti coloro che possiedono un reddito annuale che supera i 35 mila euro, come abbiamo anticipato, secondo la Legge di Bilancio 2023 non cambia assolutamente nulla. La seguente manovra costerà allo Stato Italiano una cifra investita pari a 4.185 miliardi di euro. Il governo Meloni sta mantenendo le sue promesse?
La prima Legge di Bilancio proposta dal Governo Meloni effettivamente mantiene le promesse esposte dall’attuale Premier in campagna elettorale. Il Consiglio dei Ministri ha approvato l’aumento degli stipendi, così come il taglio dell’Iva su beni primari quali pane, pasta, latte, assorbenti e pannolini.
Tuttavia, al momento gli esperti hanno chiarito che queste manovre non influenzeranno eccessivamente la vita dei cittadini italiani. Il taglio dell’Iva (dal 10% al 5%) riguarderà per lo più il venditore e il produttore, più che il consumatore; stesso discorso vale per l’aumento degli stipendi, al momento al quanto modesto. Dovremo aspettare i prossimi mesi per verificare effettivamente l’effetto positivo del Governo Meloni sul benessere dei cittadini italiani.
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